ciao, welcome :-)

in questo blog metto un po di tutto se cerchi qualcosa che non trovi chiedimelo

venerdì 21 aprile 2017

Il significato della cittadinanza nei giorni nostri

Euregio-Atelier / Multiple identities in a "glocal world" / Schloss Tirol - Castel Tirolo / 21.-22.4.2017 
IL SIGNIFICATO DELLA CITTADINANZA NEI GIORNI NOSTRI
Fiorello Cortiana


Di cosa stiamo parlando?
In un mondo che conoscerà entro la metà del secolo una urbanizzazione della suapopolazione, l'organizzazione equilibrata e sostenibile del rapporto delle infrastrutture, dell'abitare, del tempo, con in territorio è una condizione per la produzione di valore e per la vivibilità. Già oggi il 54% della popolazione mondiale vive nelle città, sarà il 70% a metà del secolo, già oggi i segni della dissipazione energetica e dell'alienazione sociale sono evidenti e rappresentate dalla domanda di sicurezza sulla quale specula gran parte dell'offerta politica. Di fronte ai nodi di un modello di sviluppo quantitativo illimitato che stanno venendo al pettine, con evidenze climatiche devastanti, migrazioni imponenti, e la scarsità dei combustibili fossili all'orizzonte, è necessario contestualizzare nella materialità dei processi e dei cicli del vivente la matrice reticolare della condivisione e della partecipazione informata ai processi deliberativi. 
L'Europa e la soggettività necessaria
L'Europa deve uscire da un doppio vincolo che la distrugge. Farage e gli altri leader della Brexit stanno festeggiando la loro vittoria di Pirro, ma la perentorietà della sollecitazione alla formalizzazione dell'uscita rivolta loro da Junker e dagli altri capi di governo europei, più che l'esercizio di autorevolezza, sembra strumentale ad aumentare il loro peso specifico nella plancia di comando del Titanic. Lo scoglio contro il quale l'Europa sta naufragando è costituito da sé stessa come istituzione democratica, che ha preso forma dal dopoguerra ad oggi. La costruzione di un mercato comune con una valuta unica, un welfare e istituti di rappresentanza, negoziazione e cooperazione, con regole condivise, hanno dato vita ad un soggetto multilaterale, interlocutore e approdo per gli Stati assoggettati al blocco sovietico in disfacimento. Dopo secoli questa condizione ha interrotto una competizione continentale fondata su guerre devastanti e la competizione è divenuta anche cooperazione, finanziaria, economica, tecnologica, di ricerca, dentro il mercato globale. È questo processo contraddittorio e inclusivo, senza governo ma con regole comuni interne, ad essere in crisi perché impossibilitato ad esprimere una soggettività politica univoca dentro il contesto internazionale. Unico e imprescindibile. La reazione alla omologazione globalizzata è di carattere neo-tribale e prende le forme del nazionalismo in Europa, come dell'integralismo religioso mussulmano nel mondo. La biforcazione che abbiamo davanti è chiara: continuare a sbattere, spinti dalla bulimia tecnocratica e finanziaria, contro i limiti naturali e sociali o cercare una impossibile regressione nell'equilibrio del terrore degli imperi nucleari e nei nazionalismi delle piccole patrie. È necessario uscire da questo doppio vincolo inadeguato alle sfide che stiamo vivendo. La scala continentale è quella che può operare sul livello globale così come su quello locale. L'Europa è quindi per noi una questione ineludibile e la sua natura costitutiva è la cifra dell'azione politica.
Un nuovo paradigma per un nuovo sguardo
 La necessità di definire e sviluppare i nuovi commons, i beni comuni della società, liberamente accessibili, riuscendo allo stesso tempo a valorizzare intelligenze individuali, investimenti economici e bisogni collettivi, è la nuova frontiera politica. Abitare il pianeta come una mente interconnessa richiede l'essere consapevoli della relazione mente-corpo-natura, per una responsabilità capace di bellezza e di futuro. Abitare le città e abitare la Terra in luogo del mero risiedervi costituisce la condizione per la sostenibilità ambientale e sociale della nostra azione collettiva. Ciò comporta un nuovo sguardo, un nuovo paradigma: una matrice reticolare, dove scorra il flusso informazionale, dalla cellula al bit, per una condivisione della conoscenza. Unamodalità che permette la produzione di valore superando il doppio vincolo che ci costringe al l'illusione regressiva o al fatalismo dell'inerzia irreversibile. Dare vita alle connessioni tra esperienze differenti che condividono un nuovo sguardo è l'atto tanto ambizioso, quanto necessario, per l'espressione della propria soggettività politica.
Uno Spazio Pubblico esteso, un nuovo terreno di confronto

Tutto ciò accade in un nuovo terreno di gioco. Lo sviluppo della Società dell’Informazione richiede di modificare la definizione dei diritti universali: oggi più che ieri la definizione dei beni comuni, del valore della condivisione del sapere sarebbe la leva di un nuovo rinascimento, in un periodo in cui la guerra sembra l’unica risposta praticata al declino del modello di sviluppo. Mai come oggi la crisi mostra limiti e opportunità di un diverso modello, che necessita la definizione di un diritto internazionale che garantisca la condivisione cooperativa della conoscenza. La centralità del WEB, di Internet, come estensione dello Spazio Pubblico di informazione, confronto ed elaborazione nel processo di costituzione dell'opinione pubblica è ormai un fatto costitutivo del vivere sociale. 
La sovranità come responsabilità condivisa
“La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Ecco, quando parliamo di “sovranità” fermiamoci al primo articolo della Costituzione Italiana, non lasciamo che se ne impossessino i reazionari italioti o padani per piegarla a loro uso e consumo. Siamo di fronte ad un deficit di democrazia, da non confondere con il democraticismo referendario attraverso il quale gli speculatori reazionari capitalizzano le paure, le incertezze, il distacco e la mancanza di relazioni, dei cittadini europei con le istituzioni e con le procedure, i modi, i luoghi, nei quali si forma la politica che le governa. Non si tratta soltanto di dare la parola al popolo si tratta di condividere responsabilità: da un lato attraverso percorsi di partecipazione informata al processo deliberativo, dall'altro con l'esercizio della Cittadinanza Attiva con la disponibilità diretta di quote effettive di risorse istituzionali, normative, economiche, logistiche. Come fa notare Stefano Rodotà. “Non può esservi una e-democracy che non sia fondata su una e-inclusion. Considerate dal punto di vista del cittadino, le tecnologie elettroniche propongono una diversa misura del mondo. Ma non perché propongano rotture e discontinuità radicali. Si manifestano, invece, soprattutto attraverso l'integrazione tra diversi mezzi e tra diverse dimensioni dell'agire sociale e politico.”. Tutto ciòchiama in causa una piena declinazione della Privacy, che nella pervasività digitale significa garanzie e controllo per l'autodeterminazione del proprio profilo, della propria identità. 
Nuovi attori e nuovi conflitti
Una piena cittadinanza digitale significa realizzare un quadro di sviluppo sociale che preveda una partecipazione sempre maggiore dei cittadini, come attori di questo percorso evolutivo, e a questo scopo puntare a migliorare ed innovare i processi e i prodotti/servizi pubblici. La partecipazione informata ai processi deliberativi apre possibili nuovi protagonismi, nuovi conflitti, nuovi competitori per la rappresentanza: una democrazia repubblicana non può vivere questo processo come una minaccia Barbara. Una minaccia barbara: nota Massimo Cacciari "Barbaro non è solo il nostro nemico, ma il nemico del genere umano. Rude, feroce come una fiera intrattabile, impossibile da "addomesticare"- con lui l'unica pace consiste nel distruggerlo." e ancora "Il rapporto col barbaro è quello amico-nemico allo stato puro, in qualche modo addirittura pre-politico.". È vero addirittura "pre-politico", lo stesso Carl Schmitt, nella "Tirannia dei valori", ritiene che "l'essenza del politico non è l'inimicizia pura e semplice, bensì la distinzione tra amico e nemico, e presuppone tanto l'amico quanto il nemico". È proprio il rapporto amico/nemico e il conflitto che esso genera che permette e determina un ordine proprio perché la politica decide di includerlo al proprio interno. Solo se i contendenti si riconoscono l'un l'altro come "hostes aequaliter justi" è possibile evitare il nichilismo prodotto dall'inimicizia assoluta. Solo così è possibile che il conflitto possa generare innovazione e alternanza dentro un comune campo di regole e di istituzioni definito dalla Carta Costituzionale. Al contrario se questo campo e la Carta che lo regola e lo delimita vengono considerate come cosa propria da/di una delle due parti, in una relazione di alterità assoluta, a rischio di annientamento non è solo una delle due parti bensì la natura della Carta stessa e le istituzioni cui dà corpo e regole.
L'intelligenza connettiva come antidoto al populismo

Populismo e deriva personalistica-plebiscitaria dei "one man party" sono due facce della stessa medaglia dissolutiva. L'ambizione politica per una cittadinanza attiva nella democrazia repubblicana risiede nell'azione di connessione delle intelligenze inquiete e responsabili. Qui, come propone De Kerkove, le piattaforme digitali, aperte e interattive, costituiscono la matrice di una intelligenza connettiva: la democrazia in Atene non nasce dal basso, nasce come sfida e provocazione intellettuale di una élite di aristoi che supera, come un limite, ogni criterio integralista. Una lezione da non dimenticare.
Il criterio di valutazione è l'arete ma il campo è aperto a tutti. L'arete che si può insegnare e apprendere in quanto dote umana. "L'arete. L'esperienza attiva del valore." Per i greci il potere non deriva da una fonte divina, i criteri di attribuzione e il riconoscimento di autorità sono intrinsechi alle forze in gioco.
La condivisione come costruzione di una amicizia pubblica che genera un modello comportamentale che convive con un senso etico ed estetico, che genera contraccambio e produce valore.
Lo spazio pubblico come spazio aperto nel quale sono la qualità e l'autorevolezza a definire il peso di ognuno. Demos, come la comunità politica cui ogni cittadino può partecipare.
Partecipazione e legittimità 
Proprio la rete digitale può essere propedeutica ad una partecipazione di prossimità che a livello locale può ridurre la forbice che nel costante 50% di non partecipazione elettorale riflette una crisi di legittimità democratica non più trascurabile. Una ripresa di una cultura della partecipazione alla vita pubblica a partire dalla dimensione locale non è circoscrivibile ai campanili, bensì alimenta una opinione pubblica avvertita che esprime una domanda esigente alla politica: le condizioni generative per una offerta qualificata. Infatti non è a lungo sostenibile la schizofrenia di due dimensioni parallele: quella digitale, disintermediata e in grado di permettere una partecipazione informata, mentre non si attivano procedure e regole attuative di una, pur delimitata,  effettiva partecipazione al processo deliberativo.               
Partecipazione significa quote certe di sovranità da mettere in gioco
  Un processo efficace di partecipazione informata richiede l'attivazione di diversi piani in costante comunicazione tra loro, occorre reperire le risorse sufficienti, definire i tempi adeguati, predisporre gli strumenti idonei per informare e coinvolgere anche i soggetti che non hanno la preparazione per leggere e interpretare gli atti amministrativi e gli usuali elaborati di progetto. Così allestire una piattaforma digitale interattiva, informativa e selettiva sulle proposte "crowd", contenente il quadro normativo di riferimento, gli atti amministrativi e le proposte attinenti le aree soggette a trasformazione, con mappe georeferenziate e modalità di presentazione e raccolta delle osservazioni attraverso un sistema per simulare e verificare gli effetti delle trasformazioni proposte. Tutto ciò utilizzando modalità che consentano la più ampia comprensione della questione da parte di tutti soggetti interessati, con una chiara definizione delle prerogative di ognuno dei partecipanti. Oltre alla opportunità percettiva sarà possibile intervenire su una determinata realtà attraverso simulazioni con la verifica delle conseguenze in termini di occupazione, traffico, emissioni ecc. utile promuovere un’attività di ascolto e accompagnamento, organizzando incontri e dibattiti, oltre a utilizzare le apposite piattaforme, mettendo a confronto interessi, aspirazioni e visioni. Modelli collaborativi basati sulla partecipazione informata e la condivisione delle conoscenze costituiscono la concretizzazione di questo presupposto.Cardini dell’Open Government sono tutte le tecnologie abilitanti di tipo Open, come l’Open Source Software, gli Open Format, gli Open Data, gli Open Services su infrastrutture Open Cloud. E’ particolarmente importante realizzare iniziative di partecipazione dei cittadini/associazioni nella formulazione di temi strategici e per suggerire nuovi servizi e nuove tematiche. Così sviluppare una piattaforma fondata su un ambiente collaborativo ed una rete sociale, usufruendo, dove possibile, delle soluzioni già presenti sul mercato capace di interpretare e condividere la conoscenza in rete; promuovere iniziative e soggetti: professionisti, società, enti; essere luogo aperto per l’aggregazione e l’erogazione di prodotti e servizi: dalle informazioni, documenti, benchmark misure alle soluzioni , iniziative di consulenza , formazione; favorire la formazione di gruppi di lavoro e comunità di pratica. Una piattaforma partecipativa offre la possibilità di: beneficiare di una comunità in rete in cui condividere relazioni, fonti e archivi di conoscenza, informazioni aggiornate, strumenti ecc.; favorire la circolazione e l’esplorazione di nuove idee e creare un dibattito aperto su problematiche correnti. E’ importante far emergere e raccogliere in modo strutturato le buone pratiche già presenti per avviare processi virtuosi di diffusione delle stesse. Il Censimento delle buone pratiche è importante non solo per una buona gestione delle risorse pubbliche, ma anche per non essere autoreferenziali. Se Green Economy significa mettere in relazione la dimensione economica e sociale con la sostenibilità dentro ai cicli dell’aria, dell’acqua, dell’energia, propri degli ecosistemi e delle loro articolazioni, ci vogliono politiche pubbliche coerenti sul piano della pianificazione territoriale, su quello normativo e dei controlli. La trasparenza non è solo una delle condizioni che contribuiscono alla produzione della legalità, essa contribuisce principalmente alla definizione di processi capaci di efficacia e di efficienza con minori costi e migliori prestazioni della Pubblica Amministrazione. 
La partecipazione è condivisione
Modelli collaborativi basati sulla partecipazione informata e la condivisione delle conoscenze costituiscono la concretizzazione di questo presupposto. Non si tratta di togliere la parola ai cittadini nel nome della lotta al populismo, occorre condividere il processo democratico attraverso modalità articolate. Ad esempio, l’Europa ha introdotto laEuropean Citizens’ Initiative che permette alle proposte sostenute da 1 milione di cittadini europei di essere discusse e vagliate da Commissione e Parlamento, ma lo sanno i cittadini europei? Proprio la rete digitale interattiva costituisce un buon esempio della relazione tra locale e globale, non per omogeneizzare la propria cultura ma per scegliersi selettivamente i propri percorsi lungo tutte le nicchie della coda lunga. 
Una nuova relazione, una nuova alleanza tra la sfera biologica e quella antropologica del vivente
Ci vuole una nuova relazione con l'ambiente naturale tanto da parte dei cittadini/consumatori quanto da parte dei ricercatori e dei decisori pubblici, il Principio di Precauzione serve a questo: nessuna censura, nessun oscurantismo, ma la responsabilità e la cautela per capire le conseguenze delle nostre azioni nello spazio e nel tempo degli ecosistemi. La Terra ci è data in prestito dai nostri figli e abbiamo il dovere di non pregiudicarla con azioni che non ci consentono di tornare sui nostri passi. Oggi più che mai si pone il problema di una sintesi tra le domande e i bisogni di chi vuole condividere le produzioni immateriali con le aspettative di chi garantisce la biodiversità come pubblico attraverso la varietà delle produzioni naturali e agroalimentari.
La definizione di un sapere libero e accessibile, in campo scientifico, nel sistema delle comunicazioni, nell’universo culturale, consentirebbe la definizione di un nuovo terreno di gioco e di una nuova funzione dello sviluppo, capace di aprire le porte del fortino occidentale e di riaprire un canale di comunicazione scientifico e non solo nelle relazioni tra cultura occidentale e culture emergenti, in alternativa la modello del conflitto religioso e della guerra preventiva permanente.
Non abbiamo risposte precostituite; questi spunti richiedono un impegno collettivo che permetta di far incontrare chi oggi si batte contro la brevettazione del software con chi sviluppa cultura liberamente distribuibile, chi è impegnato nella difesa degli usi civici naturali con chi tenta la strada di una ricerca libera e condivisa, chi si batte per riaffermare, nell’era del lavoro intellettuale e precarizzato, il diritto alla libertà creativa e chi costruisce quotidianamente un diverso contenuto della comunicazione di massa. Oggi più che mai è necessario gettare le basi per la costruzione di un blocco sociale consapevole per la qualità, capace di costruire un’altra risposta possibile.
Un proverbio inglese dice "Nel sogno ha inizio la responsabilità".
La politica pubblica deve rispondere agli interessi generali di queste e delle future generazioni, questo è il senso del Patto Civile. Non smettiamo di provarci. 






Nessun commento:

Posta un commento