ciao, welcome :-)

in questo blog metto un po di tutto se cerchi qualcosa che non trovi chiedimelo

mercoledì 2 luglio 2014

Fukushima ci riguarda, per imparare ad informarsi e a non ripetere gli errori

DA ISPRA NESSUNA NOTIZIA PER NOI SUL PERICOLO NUCLEARE. PERCHÉ?

Il disastro di Fukushima segna uno spartiacque per il popolo giapponese e richiama tutti noi a non essere spettatori distanti e distratti. La distinzione tra “nucleare cattivo” e “nucleare buono”, l’assunto per il quale le centrali giapponesi costituivano la dimostrazione che l’uso pacifico dell’energia nucleare è “sicuro”, sono improvvisamente venuti meno: il re è nudo. Un popolo disciplinato e incline al rispetto dell’autorità e della verità che essa propone, che fa proprie le ragioni dell’azienda per cui lavora, tanto da farne un atto di fede, dall’11 marzo 2011 ha iniziato a porsi e a porre degli interrogativi e delle rivendicazioni.
10cortiana25FBQuesto passaggio, che implica una ricomposizione con l’uranio delle bombe di Hiroshima e Nagasaki, è ben documentato in due libri editi anche in Italia grazie alla cura del “Centro di documentazione semi sotto la neve” di Pisa, nato per condividere conoscenza e informazioni tra le società civili italiana e giapponese. La pubblicazione di “Fukushima, l’anno zero” di Naomi Toyoda si deve alla sensibilità e al coraggio di Jaka Book che, fuori dall’istantanea della cronaca, mantiene viva la memoria e ci rende conto del cambiamento in corso nella società giapponese e nella sua mentalità. Naomi Toyoda è il fotoreporter giapponese che ha scelto di andare a Fukushima dopo il disastro, il suo viaggio, documentato da immagini, racconti e informazioni, è stato un percorso che lo ha portato a fare i conti con i luoghi e gli attori che incarnano i miti giapponesi.
Così l’Agenzia per la sicurezza nucleare e industriale del Ministero dell’Economia, la NHK, la radiotelevisione di stato, il professore dell’Università di Tokyo, la TEPCO che gestisce l’impianto nucleare, il capo segretario di gabinetto del ministero, signor Edano, nel comunicare e commentare il disastro passano dalla sicurezza intrinseca alla rassicurazione minimizzante perché omissiva “Siamo stati informati che si è verificato una sorta di fenomeno esplosivo”. “Una sorta”? L’ambiguità proposta affinché ogni cittadino giapponese si preoccupi di non turbare la propria quotidianità abituale. Questo balletto distraente, messo in scena dagli attori con titolarità di verità scientifica e istituzionale, arriva sotto forma di comunicazione ufficiale nell’auto e nel computer di Toyoda.
C’è una stridente tensione con quanto egli documenta, attraverso le immagini e le informazioni dirette. Siano legate alle conseguenze dello tsunami o al suicidio dell’agricoltore Shigekyo Kanno e dei messaggi che ha lasciato, in gesso sulle pareti di compensato “Chiedo a tutti gli allevatori rimasti di tener duro, non arrendersi alla centrale nucleare” e a moglie e figli “Perdonatemi. Mi dispiace, sono un padre che non è stato capace di offrirvi nulla.” Le vite sradicate dei 150.000 sfollati, che cucinano i pasti con i prodotti locali come non fosse successo niente, si accompagnano al silenzio che traspare dalle immagini dei villaggi abbandonati perché contaminati dalle radiazioni. La calma inesorabile di una vita divenuta ormai precaria.
Piani di decontaminazione inattendibili, solo cinque centimetri di terreno. Il professor Yamashita dell’Università di Nagasaky, nominato consigliere per la gestione del rischio sanitario dovuto alle radiazioni a Fukushima, ha risposto a chi chiedeva se a Iwaki i bambini potessero giocare all’aperto “Sì certo, andate e giocate. Lo stesso vale per Fukushima. Non c’è nulla di cui preoccuparsi. Fatelo sapere a tutti.”. Il professor Yamashita e i suoi collegi rassicuratori sono stati citati a giudizio da un giornalista e da un reporter, Hirose e Akashi, che li hanno denunciati per “gravi crimini contro l’umanità equivalenti a omicidio colposo industriale”.
Ancora un anno dopo il disastro: rassicurazioni sulla cessazione dell’allarme radioattivo e distribuzione di pillole preventive per stabilizzare lo iodio nella tiroide degli abitanti nel raggio di 50 Km dalla centrale. La Tepco e il suo balletto di ammissioni e rassicurazioni “non ci sono tassi di aumento anomalo della radioattività”. Due anni dopo il disastro affermava che il livello di radiazioni nei pressi del serbatoio che contiene acqua contaminata si attestava a 100 millisievert, molto sopra i livelli previsti dalla legge giapponese, che è di 50 millisievert l’ora per i lavoratori delle centrali. Poi la Tepco ha annunciato che il livello di radiazioni è 18 volte più alto:1.800 millisievert all’ora, in particolare in uno di quattro siti nei pressi della zona.
Non solo i giornalisti, che fanno girare le informazioni su internet, sono le madri che lottano, soffrono e si consumano contro gli impuniti che hanno provocato l’incidente e che si muovono indifferenti. Dal racconto e dalle fotografie di Toyoda traspare la compassione per i suoi connazionali, una comune passione, un sentimento di condivisione oltre la discrezione dell’osservatore. Qualcosa sta cambiando anche in Giappone, da oltre 9 mesi nessuno dei 54 reattori è attivo e arrivano all’80% della rilevazione coloro che dicono basta con il nucleare, oltre il mito. Toyoda ha passato 800 giorni nella zona del disastro e continua a tornare a Fukushima “perché penso che sia ciò che posso fare per discolparmi con i bambini di oggi e di domani”.
Il secondo libro parte da qui la storia a fumetti di una bambina che con le sue domande e con gli studi mette a nudo l’inganno e la presunzione nucleare e insieme ai giovani giapponesi gli dice addio, a favore delle energie rinnovabili. Yuka Nishioka “I Dragoni atomici di Fukushima“. Nella forma dei cartoon giapponesi questo manga, impaginato per la lettura da destra a sinistra così leggiamo come i giappponesi, ha una immediatezza divulgativa e la carica del cambiamento generazionale. Le nuove generazioni hanno fatto propria l’indicazione di Don Milani per cui “l’obbedienza non è più una virtù”.
Perché queste testimonianze giapponesi di cambiamento ci riguardano? Perché l’allarme non è cessato e gli inquinanti nucleari non si fermano dentro il perimetro di divieto di pesca fissato dal governo giapponese e viaggiano nei pesci lungo i mari. Perché dal sito di ISPRA poco dopo l’11 marzo 2011 è scomparsa la pubblicazione delle rilevazioni sui radionuclidi del fall out che ha interessato l’Italia e i dati non sono più apparsi. Perché il decreto del Presidente del Consiglio Berlusconi sulla gestione delle emergenze nucleari dovute alle centrali francesi e slovene di confine è scomparso anch’esso.
Perché il nuovo piano energetico, presentato dal Governo il 25 febbraio scorso, indica il nucleare come una “importante fonte elettrica per il baseload“, per un mix energetico assieme alle fonti rinnovabili e ai combustibili fossili. Mentre la strategia di Obama si concentra su due fonti di energia: i gas naturali e le rinnovabili. Perché il report di Greenpeace Francia sugli investimenti necessari per aggiornare i 58 reattori nucleari di EDF richiederebbero in media 133 euro per megawattora. Ciò renderebbe l’energia dell’atomo di gran lunga meno competitiva rispetto l’eolico a terra già dal prossimo anno. Per questo il ministro dell’Energia Segolene Royal presenterà lo schema di legge sulla transizione energetica per ridurre la quota di energia atomica al 50 per cento rispetto all’attuale 75 per cento entro il 2025.

Fiorello Cortiana

Nessun commento:

Posta un commento